Tratto in parte da R.C. Russo. Evoluzione e disturbi del movimento. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2003
La valutazione delle capacità organizzative motorie deve tenere in considerazione:
- la disponibilità del bambino e il suo stato di benessere (inteso come star bene in quella situazione),
- il livello di carica emozionale (una condizione di ipereccitabilità o di depressione altera la resa),
- l’età e le motivazioni del bambino.
Per ottenere questa condizione ottimale è necessario permettere al bambino di sentirsi a suo agio concedendogli un certo tempo per prendere confidenza con l’ambiente e con l’osservatore. Normalmente è rassicurante la presenza dei genitori o di una figura nota con la quale il bambino è in buoni rapporti.
La valutazione delle attività va fatta su una serie e non su un solo atto. Inoltre, per conoscere il livello di sviluppo, verrà dato valore all’atto migliore, pur non sottovalutando la resa di tutti gli altri. In questo capitolo presenterò alcune attività specifiche che tutti i bambini effettuano, spesso quotidianamente che, se valutate nel rispetto di alcuni parametri, ci informeranno sul reale livello evolutivo di quell’attività o sulle eventuali atipie e specifici disturbi esecutivi.
Viene affrontata e analizzata l’evoluzione relativa ad alcune attività, riservando al capitolo successivo l’analisi dei disturbi del movimento.
Ritengo necessario sottolineare che viene spesso a mancare nella pratica clinica e anche nella letteratura, nei limiti della mia conoscenza, la specifica valutazione delle attività che il bambino usa di frequente nel gioco motorio con i coetanei o con l’adulto; mi riferisco in particolare ai diversi giochi con la palla che sono tanto amati dai bambini e non solo.
Lancio della palla con una mano
Il bambino sperimenta i suoi primi lanci verso l’ottavo mese provando molto piacere nell’esercitarsi ripetutamente.
Lo schema iniziale è costituito esclusivamente dalla flessione dell’avambraccio sul braccio che si presenta addotto (primo schema del lancio), realizzando un lancio modesto di 1-2 metri. Nell’arco di pochi mesi, probabilmente non accontentandosi del risultato, il bambino flette il braccio circa a 90° (secondo schema del lancio), attuando una postura di partenza atta a realizzare un lancio più distante. Verso la fine del secondo anno il braccio si flette a 130°- 150° per aumentare la gettata e quando il braccio raggiunge circa 150 – 180°, il tronco tende ad estendersi (in tal caso l’estensione del tronco è diretta conseguenza dell’eccesso di flessione del braccio, pertanto non si può considerare un sinergismo d’utilità). In questa ultima postura preparatoria può intervenire una parziale rotazione del tronco che durante il lancio subirà una derotazione con effetto di potenziamento del lancio (terzo schema del lancio), realizzando il primo sinergismo d’utilità.
Nelle fasi successive, di norma nel corso del terzo-quarto anno, intervengono altri sinergismi d’utilità: avanzamento del piede contro-laterale al lancio (il piano sagittale corporeo si situa perpendicolare alla direzione del lancio), l’arto superiore controlaterale al lancio si flette e si adduce a livello della spalla (proiezione anteriore dell’arto circa a 90° rispetto l’asse corporeo); questa è la fase preparatoria al lancio che presenta tre adattamenti sinergici. Nella fase esecutiva l’arto inferiore posteriore (rispetto alla postura preparatoria) si porta al livello dell’arto anteriore o lo supera; l’arto superiore controlaterale viene proiettato posteriormente, potenziando l’energia cinetica del lancio (quarto schema del lancio) o schema maturo che richiede l’integrazione di diversi sinergismi d’utilità con il meccanismo del lancio.
Questo tipo di lancio può essere chiamato lancio dall’alto con una mano.
Anche se è stato conquistato il quarto schema il lancio può ancora presentare delle imperfezioni da difficoltà di un armonico adattamento delle integrazioni e dei processi inibitori. All’età di 5-6 anni è di facile riscontro evidenziare alla fine del lancio un eccesso di flessione del tronco o una difficoltà a compensare la forza cinetica con improvvisi adattamenti antigravitari. Negli individui che hanno fatto molte esperienze, di norma acquisiscono nel lancio una buona armonia dopo i 6-7 anni.
Per potere indagare le caratteristiche di un lancio integrato è essenziale che sia stimolata, tramite modello, l’intenzione di realizzarlo con la massima forza e con una piccola rincorsa, che ci permetterà di valutare gli adattamenti posturo-gravitazionali alla fine del lancio.
Un’altra modalità di lancio della palla con una mano, che compare cronologicamente dopo quella sopra descritta, è quella realizzata con partenza ad arto esteso lungo il tronco, seguita da rapida flessione dell’arto (la flessione è a livello dell’articolazione della spalla); la palla tende ad essere proiettata verso l’alto, con scarsa precisione per l’eventuale obiettivo (lancio dal basso con una mano). Questo tipo di schema risulta più semplice del precedente, ma i primi lanci che compaiono verso l’ottavo mese vengono realizzati dal bambino dalla posizione seduta, pertanto è possibile solo il lancio dall’alto. Nel corso del secondo anno, in posizione eretta, compare anche il lancio dal basso. Il lancio dal basso tende ad essere privilegiato dal sesso femminile nei primi anni, per poi equipararsi ai maschi nell’età di latenza. Il lancio dall’alto fornisce maggiori dati organizzativi rispetto al lancio dal basso.
Afferramento di una palla con due mani
Nel testare questa attività viene usata una palla di sufficiente grandezza, 15-20 centimetri, con la richiesta di prenderla con due mani.
I primi tentativi di afferramento si possono notare verso i 2-3 anni con gli avambracci semiflessi, supinati, le mani tra loro a contatto e con le palme rivolte verso l’alto, le braccia addotte e adese al tronco (primo schema di afferramento o afferramento a canestro). A questa età il bambino aspetta che la palla cada sui suoi arti per poi tentare la chiusura degli avambracci contro il proprio petto, azione che interviene spesso con una certa latenza e spesso con risultato negativo. Anche Galluhe (1982) ritiene la comparsa di questo stadio alla stessa età.
I primi risultati positivi con questa modalità di afferramento si vedono verso i 3-4 anni, quando il bambino riesce ad adattare il comando esecutivo al momento d’arrivo della palla.
Verso i 4-5 anni la postura di attesa è similare, ma le braccia sono adese alla linea ascellare o lievemente flesse, gli avambracci sono in una posizione intermedia tra la pronazione e la supinazione in modo tale che le palme delle mani si guardano e sono ad una certa distanza tra loro (secondo schema di afferramento). Questa postura prepara la presa della palla con le mani e non più con la chiusura a canestro. Con tale modalità è possibile l’intervento attivo di adattamento del movimento al tragitto della palla, permesso dal processo d’integrazione con il feed-back visivo. Anche Galluhe concorda con il periodo di comparsa di questo livello evolutivo.
Negli anni successivi, 6-7 anni, il bambino attende la palla senza una postura preparatoria ed esegue il movimento di afferramento in tempo utile all’arrivo della palla (terzo schema di afferramento). Ora è anche possibile osservare lo spostamento somatico quando la palla percorre traiettorie non favorevoli.
In questa attività ho riscontrato minime differenze nei due sessi, con una resa lievemente migliore nei maschi che si risolve dopo i 6-7 anni. Isaac (1980) ha riscontrato una discreta differenza nei due sessi a favore dei maschi con uguaglianza dei risultati verso gli 11 anni.
Nei bambini inferiori ai 6 anni sono frequenti atteggiamenti di ipertoni diffusi all’asse corporeo, a volte tendenza a flettere in eccesso il tronco durante la presa, in qualche caso anche la perdita dell’equilibrio che viene compensata con un passo in avanti.
Lancio della palla con due mani
Possono essere studiate due modalità di lancio a due mani della palla del diametro di circa 15-20 centimetri. Il primo lancio con partenza degli arti superiori estesi lungo il tronco, la palla tenuta tra le mani all’altezza delle ginocchia e il tronco leggermente flesso; il lancio viene effettuato con una rapida flessione degli arti (la flessione è a livello dell’artico-lazione della spalla) a cui spesso nelle prime fasi dell’apprendimento si associa una estensione del rachide (lancio dal basso a due mani).
Questo tipo di lancio tende a proiettare la palla verso l’alto (almeno nelle prime fasi di apprendimento), pertanto risulta meno preciso, ma anche più semplice da realizzare. I primi lanci di questo tipo compaiono nel corso del secondo anno.
Il secondo tipo di lancio più evoluto viene preparato portando gli arti superiori al di sopra del capo, segue una rapida proiezione degli arti in avanti (lancio dall’alto a due mani) a cui spesso, nelle prime fasi di apprendimento, si associa una flessione del rachide che può determinare scompensi gravitari che richiedono un adattamento. La flessione del rachide può essere determinata da due fattori spesso copresenti: la proiezione degli arti estesi oltre la nuca facilita una spontanea estensione del rachide che richiederà il passaggio in flessione; la volontà di lanciare con forza innescherà il rinforzo flessorio del rachide.
Nelle prime fasi di apprendimento il lancio viene fatto con la posizione di partenza a piedi uniti (lancio a due mani dall’alto, primo schema) ed è frequente assistere a un piccolo salto che accompagna il lancio. Questa modalità si riscontra facilmente se il bambino, per imprimere maggiore caricamento, porta la palla dietro la nuca.
Proseguendo le esperienze, verso il 3°- 4° anno, il bambino si prepara al lancio con un piede davanti all’altro, posizione che permette ugualmente l’estensione del rachide, ma che compensa in buona parte la possibilità di un eccesso di flessione del rachide nell’esecuzione, in quanto il piede posteriore tende a limitare la flessione del tronco e a frenare l’energia cinetica (lancio a due mani dall’alto, secondo schema). Tale modalità corrisponde al lancio maturo. Il lancio dall’alto apporta maggiori informazioni sull’organizzazione evolutiva.
Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2020.
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