Il supporto ai modelli parentali
Roberto Carlo Russo
R.C.Russo Il senso dell’azione in psicoterapia infantile, pp.151-160, 2007. Casa Editrice Ambrosiana, Milano
Il bambino nel processo evolutivo struttura la propria personalità in una continua interazione con i modelli parentali e sociali; lo sviluppo dei suoi comportamenti dipendono da un processo specie-specifico e da un habitus costituzionale biologico che interagiscono dinamicamente con i condizionamenti ambientali in un continuo plasmarsi nelle varie fasi evolutive a seguito del tipo di esperienze.
I modelli parentali, sostenuti a loro volta da un processo genetico specie-specifico e da un buon senso di realtà, si rapportano, a seconda dell’età del bambino e delle sue capacità, semplificando il linguaggio, stimolando le acquisizioni, adattando le regole, rinforzando i risultati e permettendo una autonomia proporzionale alle capacità acquisite. Conquistata e consolidata la propria identità, separata dall’altro, il bambino procedendo nell’evoluzione deve confrontarsi anche con i coetanei e con i modelli sociali (educatrici, insegnanti, altri adulti..); affronta in tal modo un primo vivere sociale esterno al proprio nucleo familiare: nuove regole, adattamento alla vita di gruppo, emergere delle figure leader, competitività, parziale rinuncia al proprio egocentrismo. I modelli sociali si affiancano a quelli parentali, ne allargano gli obiettivi, arricchiscono la complessità dei rapporti e stimolano il bambino a espandersi sempre più verso nuovi orizzonti.
Si assiste ad un continuo divenire di nuovi adattamenti tra la spinta biologica evolutiva del bambino e gli stimoli e le richieste ambientali in rapporto alle diverse esperienze e situazioni, sia nell’ambito familiare che sociale. Per un sano processo di sviluppo il bambino deve confrontarsi con i modelli parentali e sociali adeguati ad un comune indirizzo e tali da non presentare sostanziali contraddizioni che porterebbero inevitabilmente ad incertezze e confusioni sugli obiettivi da perseguire con la conseguenza di potenziali problematiche relazionali.
Nella nostra società, diversamente culturizzata, variegata e in continua modifica, i modelli sociali (rappresentati dalle diverse figure professionali e dai legali tutori dell’organizzazione sociale) frequentemente incomprensibili, contradditori, eccessivamente variabili e spesso inadeguati ai bisogni, impostano una risultante confusa e disorientante che si riflette direttamente e indirettamente sia sul bambino che sul suo nucleo familiare.
Nella struttura nucleare familiare spesso avvengono sostanziali modifiche in rapporto all’attività lavorativa dei genitori, alle deleghe educative parziali o totali, stabili o instabili, alle separazioni dei genitori con la costituzione di famiglie monogenitoriali, alla formazione di nuovi nuclei familiari. In tali situazioni il bambino deve affrontare, sia nell’ambito familiare che sociale, un complesso e mutevole articolarsi di rapporti affettivi ed educativi, che incideranno sulla sua vita affettiva, sulla strutturazione della personalità e sul processo di autonomia.
Anche il bambino e l’adolescente vissuti in un sano contesto familiare dovranno affrontare un difficile processo d’integrazione tra i propri modelli primari e i nuovi modelli sociali.
Se in queste situazioni di presunta norma, il bambino deve affrontare complessi processi adattativi, spesso non privi di distorsioni, in situazioni patologiche l’interazione dei modelli diventa decisamente problematica.
In tali casi il comportamento specie-specifico e il buon senso dei modelli parentali e socioeducativi riescono a fatica ad adattarsi alle necessità evolutive, molto spesso risultano inadeguati ed a volte potenzianti la patologia.
Frequente è il riscontro di tentativi incompetenti per la risoluzione di carenze funzionali, di accettazione passiva della patologia, di carenza o eccesso di stimoli autonomizzanti, di impostazioni contrastanti tra i diversi modelli parentali e sociali.
I fattori che entrano in gioco nel processo evolutivo sono numerosi, variamente associati e commisti in un quadro poliedrico che assume diverse connotazioni a seconda del punto di vista dell’osservatore. Si assiste spesso ad una conflittualità tra la variabilità di risposte del bambino e la rigidità dei modelli, oppure la variabilità dei modelli a fronte di una fissità di risposte. Frequente è l’alternarsi di queste due posizioni nelle diverse fasi di sviluppo, per l’intervento di nuove esperienze o per l’innesto di nuovi modelli esterni al nucleo familiare o per modifiche delle situazioni strutturali familiari o sociali. In altri casi o nel susseguirsi di fasi evolutive, si verifica nel complesso sistema bambino-ambiente una fissità ed invariabilità che porta ad un perseverare della relazione distorta con la conseguenza di un marcato rallentamento o di uno stop evolutivo.
L’articolarsi di queste variabili determina la difficoltà di comprensione delle manifestazioni e delle dinamiche che spesso giocano un ruolo perverso che rende difficile l’individuazione dei punti di aggancio terapeutico per il bambino e di supporto per le figure educative.
Da quanto esposto si evidenzia la necessità di usufruire di una pluralità di conoscenze e di fattori da valutare per costituire un modello integrato, idoneo ad affrontare i supporti necessari alle figure di riferimento evolutivo per il bambino affetto da problematiche neuropsichiche. I dati obiettivi e le conoscenze delle ricerche ne urofisiologiche, neuropsicologiche, psicodinamiche, psicoanalitiche, sistemiche, comportamentali, etologiche e sociali apporteranno il loro contributo, non chiuse nelle loro impostazioni, ma integrate tra loro al fine di costituire un nuovo modello d’intervento “bio-psico-sociale” plasmabile ed adattabile alle diverse situazioni in rapporto alle potenzialità di risposte individuali e ambientali.
In considerazione di queste difficoltà evolutive, oltre l’eventuale necessità di una terapia individuale al bambino (psicomotoria o psicoterapica) sarà essenziale l’indispensabile aiuto ai genitori per collaborare insieme verso gli stessi obiettivi terapeutici.
Il supporto d’aiuto oltre ai genitori dovrebbe anche essere dato a quelle figure parentali che incidono come modelli evolutivi e che si occupano della cura del bambino (nonne, baby sitter, ecc..)
Se il bambino frequenta strutture scolastiche, tenendo in considerazione i disturbi e il relativo comportamento, nel rispetto dell’accordo con i genitori, bisognerà prendere in considerazione l’opportunità di dare un supporto anche alle insegnanti.
L’inizio del supporto alle figure di riferimento richiederà la conoscenza dei componenti il nucleo familiare, del tipo di organizzazione, delle modalità di relazione con il bambino. La frequenza dei colloqui di supporto, sia per le figure parentali che per quelle sociali, verrà calibrata e adattata a seconda delle esigenze, nel rispetto degli obiettivi terapeutici.
L’aiuto ai genitori e la collaborazione con le insegnanti se necessario, permetterà un importante processo d’integrazione tra l’elaborazione delle problematiche del bambino, l’adattamento comportamentale nella famiglia, una migliore resa scolastica e un più valido processo di socializzazione.
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