Processo di lateralizzazione
Roberto Carlo Russo
Questo articolo è una piccola parte del nuovo libro Motricità con impostazioni innovative, pubblicato nel mese di maggio 2020
La ricercatrice australiana Lesley Rogers (1970), studiando i polli ha scoperto che la lateralizzazione
è comune a tutto il regno animale. Altri autori hanno riscontrato nei mammiferi la predominanza d’interesse visivo di un emi-spazio rispetto al controlaterale e in diversi uccelli l’uso predominante di un arto dominante per portare il cibo alla bocca, nelle scimmie la preferenza dell’arto sinistro in compiti di discriminazione visiva e tattile (Ettlinger G.,1961).
Possiamo affermare che la lateralizzazione è una condizione fisiologia nel regno animale.
La lateralizzazione è il processo di natura genetica che permette la strutturazione di due emisferi cerebrali simmetrici con attività differenziate, ma fra loro funzionalmente integrati.
La sua organizzazione asimmetrica è condizionata dall’azione di marker molecolari che agiscono nelle fasi embrionali precoci (14°-15° giorno nella razza umana). La distribuzione degli organi a destra o a sinistra dipende da questi marker. Questo processo si sviluppa a livello embrionale determinando la diversità funzionale degli emisferi cerebrali, lateralità emisferica, che influenzerà la lateralizzazione somatica.
Emisfero sinistro è specializzato in Linguaggio Abilità logico-matematiche – Ragionamento Analisi delle caratteristiche dell’esperienza Categorizzazione delle esperienze Strategie cognitive | Emisfero destro è specializzato in Emozioni Creatività – Immaginazione – Analisi visiva Rappresentazione mentale spazio-temporale Riconoscimento volti ed espressioni mimiche Percezione della globalità di una struttura spaziale |
Lateralizzazione visiva
Nella specie umana la vista è progredita anche in rapporto al processo di lateralizzazione.
La lateralizzazione visiva è un’asimmetria strutturale delle funzioni visive, derivata dallo sviluppo della lateralizzazione nei due emisferi cerebrali.
Esistono nell’uomo alcune forme di lateralizzazione visiva:
Preferenze nelle direzioni di sguardo. Di fronte a compiti spaziali e verbali in merito ad abilità ed interessi intellettuali di natura scientifica e umanistica del soggetto, si è constatato che la dominanza di un emisfero piuttosto dell’altro è in rapporto sia al tipo di problema proposto sia alla tendenza caratteristica di ogni individuo di “usare” un emisfero rispetto all’altro (Gur&Gur, 1977).
Spostando lo sguardo a sinistra si attiva l’analisi delle strategie nell’emisfero destro, a destra quelle dell’emisfero sinistro (Gross et al, 1978).
Preferenze nella relazione tra campo visivo e mano. Per quanto riguarda la presa bimanuale di un singolo oggetto (Le&Neimer 2013) hanno rilevato che vi è una preferenza nel campo visivo sinistro e hanno verificato che è l’emisfero destro ad averne il controllo senso-motorio. In relazione alla presa mono manuale gli stessi autori (2014) hanno rilevato, nel dominante somatico destro, un vantaggio dell’emisfero sinistro nell’analisi visiva degli oggetti in entrambi i campi visivi.
Lateralizzazione somatica
Il processo d’induzione dalla lateralità assiale (genetica) alla lateralità distale (acquisita) si realizza nel corso del secondo anno e nella norma si impronta il suo orientamento si acquisisce entro il 24 ° mese per poi procedere negli anni successivi con eventuali modifiche.
Sulla base di questi processi risulta importante conoscere il percorso evolutivo fisiologico del processo di lateralizzazione del bambino e l’atteggiamento educativo dei modelli di riferimento familiari e sociali.
Il processo di lateralizzazione è influenzato da diversi fattori: genetici, condizionamento ambientale, scelte personali di adattamento agli stimoli. La dominanza emisferica sinistra che realizza la somatica destra, pur rappresentando il 90% degli individui, può essere relativa, giustificando una notevole possibilità di varianti nel complesso funzionale svolto dai due emisferi. Secondo Subirana (1969): 25% dominanza emisferica sinistra completa (somatica destra), 65% dominanza emisferica sinistra relativa, 10% dominanza emisferica destra completa (somatica sinistra).
La ricerca (Russo, Magnaghi, Marazzini, 1989), indagando la lateralità innata e quella acquisita e la loro espressività (completa e incompleta), in un campione di 800 bambini dai 3 agli 11 anni, per la mano, per il piede e per l’occhio, ha evidenziato trentadue combinazioni possibili tra lateralità destra, sinistra, completa o incompleta per la mano, il piede e l’occhio. Queste trentadue variabili subiscono modifiche nel percorso evolutivo, raggiungendo due apici, uno a 4-5 anni (sviluppo del disegno) e uno a 7-8 anni (sviluppo della grafia), per poi stabilizzarsi a 8-9 anni e rimanere tali anche nella età successive.
In una mia casistica su 1081 casi venuti all’osservazione per problematiche neuropsichiche, escludendo 219 casi inferiori ai 24 mesi, sono stati inclusi nella ricerca 858 individui di età compresa tra 2,1 e 16.1 anni. Tra questi 261 (30,28%) hanno presentato problemi di organizzazione del processo di lateralizzazione così distribuiti:
- Ritardo di acquisizione della lateralità (dopo i 24 mesi) 63,08%
- Sinistra innata – destra acquisita = 36,54%
Tra questi 261 casi, 61 presentavano una buona e frequente capacità della mano non dominante.
11 casi (nella fascia 4-6 anni) usavano nel disegno la mano sinistra nello spazio sinistro e superata la linea mediana, usavano la mano destra nello spazio destro, confermando di non avere ancora superato la linea mediana che nella norma viene superata tra gli 8-10 mesi.
Da quanto espresso, in accordo con le ricerche fatte a partire dagli anni 1950, va rimarcato che il processo di lateralizzazione non è semplicemente la prevalenza di una mano rispetto all’altra, ma è un continuo processo evolutivo corticale, motorio e cognitivo che acquisisce competenze sulla base del tipo di esperienze, apportando modifiche dell’organizzazione spaziale, delle modalità di attenzione e concentrazione visiva sia nella fase evolutiva che nell’adulta, periodo questo ultimo in cui è ancora possibile in casi di particolare necessità (danni fisici o carenza dell’arto dominante), una modifica organizzativa e funzionale della lateralità.
La possibilità di validi risultati evolutivi ha le basi nella corretta armonia tra il processo intenzionalità-percezione-valutazione spaziale-organizzazione motoria-risultato soddisfacente, tutto questo processo avviene per la stretta correlazione tra i due emisferi cerebrali e la relativa differenziazione funzionale che è l’essenza del processo di lateralizzazione.
Purtroppo la storia ci insegna che ancora oggi riscontriamo in alcuni ambienti e anche gruppi sociali la spinta ad usare la mano destra (da non sottovalutare che l’ostracismo ai sinistri ha generato l’aspetto sinistro, il tiro mancino, la mano del diavolo e dai la mano bella); il mancinismo è stato spesso considerato una menomazione da correggere. I musulmani considerano haram (= proibito) mangiare con la mano sinistra. Durante il ventennio fascista tutti i sinistri venivano rieducati a destra.
Il ritardo del processo di lateralizzazione condiziona un ritardo del numero di neuroni attivati per la mano lateralizzata, pertanto un ritardo dell’acquisizione dell’uso selettivo delle dita, minore abilità della mano, carenza dei processi cognitivi, diminuita capacità creativa. Va inoltre considerato che le abilità motorie sono strettamente correlate con l’organizzazione spaziale, la possibilità di movimento presuppone una valida conoscenza corporea e spazio-temporale.
Un ritardo o alterato gioco funzionale tra innato e acquisito, può determinare una difficoltà di trasformazione dal tridimensionale (modalità di vita reale) al bidimensionale (rappresentazione grafica del disegno e della scrittura) e la possibilità di fattori facilitanti la genesi dei disturbi specifici degli apprendimenti scolastici (DSA).
La sensibilizzazione verso questo importante processo evolutivo è praticamente inesistente o solo raramente praticata da parte di persone preparate. In famiglia, quando il bambino si approccia all’autoalimentazione, la mamma mette un cucchiaio a destra, di certo non uno a destra e uno a sinistra, alla scuola dell’infanzia il pennarello viene messo a destra; questi sono condizionamenti passivi, mentre quello attivo è la imposizione ad usare la destra. In parte dei casi le grandi potenzialità adattative del nostro cervello superano la difficoltà del condizionamento, ma spesso si innesta un problema di orientamento spaziale che successivamente si concretizza nel passaggio dalla tridimensionalità alla bidimensionalità, nella differenziazione tra destra e sinistra in situazioni di specularità, nella scelta più appropriata nella situazione contingente e nella rappresentazione mentale dell’organizzazione spaziale esterna.
Nella scuola dell’infanzia potrebbe essere fatta una valida sensibilizzazione per indurre un rispetto organizzativo della mente infantile, evitare problematiche conflittuali successive e permettere un accesso più fisiologico alla scuola primaria di primo grado. Tramite la numerosa stampa esistente, potrebbe essere effettuata una sensibilizzazione familiare su ampia scala.
Nell’ambito sanitario raramente vengono annotate informazioni sul processo di lateralizzazione, di norma la lateralità è segnata se è sinistra, mentre la lateralità destra viene data per scontata; nulla emerge sul potenziale conflitto tra innata e acquisita e sul ritardo di acquisizione.
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